Breve storia dell'Inno di Mameli
L'Inno di Mameli, scritto nel 1847 dal poeta e patriota Goffredo Mameli (Genova 1827-Roma 1849) e messo in musica 2 mesi dopo da Michele Novaro (Genova 1822-ivi 1885), accompagnò le iniziative unitarie italiane a partire dai moti del 1848, ai quali partecipò lo stesso Mameli.
Il fervore patriottico che lo contraddistingue lo rese l'inno più amato del Risorgimento italiano, tanto che il primo biografo di Cavour e Vittorio Emanuele II, Giuseppe Massari, lo definì il vero e proprio Inno Nazionale; Giuseppe Verdi doveva evidentemente essere della stessa opinione quando lo inserì, a rappresentanza dell'Italia, nell'Inno delle Nazioni da lui composto in occasione dell'Esposizione Universale di Londra del 1864.
Il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli, soppiantando la Marcia Reale, divenne l'Inno Nazionale della Repubblica Italiana.
Il testo integrale dell'inno
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò